La vita che non volevo, da Storie di Botte di Amori e Gelosie…

Lory era una ragazza carina, dolce sensibile ed educata, lei era proprio quella giusta, da sposare, peccato che io di sorelle ne avevo già tre, quindi la quarta cresce, sì perché amare è un conto, voler bene è tutt’altro….

Passarono così altri due lunghi, lunghissimi interminabili anni tra meschinità, bugie, e angosce di vario genere che ad elencarle tutte non basterebbe un libro per il raccontarle.  Ogni un certo periodo di tempo arrivato al culmine di me stesso, decido di cambiare vita, anche perché la sacca della sopportazione è piena, e sa d’essere svuotata, da ansie angosce, paure, incertezze e insicurezze di ogni donde. Poi senza che te ne renda conto, tutto ricomincia come prima è peggio di prima, quasi fosse una maledetta missione, o benedetta se là si vuol intendere al meglio di una bella illusoria speranza che però certo non ti può servire in questo miserabile mondo,   per continuare a vivere, per non impazzire, per non lasciarti andare trascinando con te chi ti ha seguito e creduto, che è sempre questo il tallone d’Achille di un uomo che afferma a se stesso di essere tale, tradire chi ha riposto fiducia in te, chi ha e chi crede in te a partire della persona che ami, o che presunto pensi sia, o ovviamente non da meno disorienta tradire te stesso.   E ogni volta ricominci carico dei doni che ti sono stati affidati, a partire da una intelligenza che taglia a doppia lama, perché da una parte traccia, segna, dirige, imposta, dall’altra inconsapevole ti ferisce il cuore e  la mente,  ti graffia l’anima con dubbi esistenziali che non smettono di provare quanto puoi dire, quanto puoi dare e ancor più quanto puoi resistere. Così che non sai perché succeda, ma c’è sempre qualcuno che rivedi sulla tua strada, o ti viene a cercare perché sei un debole, sei un buono e tale in questo mondo è l’uguale del perdente, e il risultato di rimanere sulla banchisa ad aspettare che un altra nave che passerà, se passerà ancora.  Comincia tutto con un aiuto economico che lo stesso  tu non puoi dare perché stai per cercare di riprenderti la vita che per vari motivi hai sbagliato e ogni anno ti sfugge come passasse un sol giorno, ma non ti puoi esimere, , non sei nato per scappare di fronte ad una richiesta d’aiuto, tanto più che non si tratta che di pochi spiccioli, che se non hai,  li cerchi e li trovi altrove con un po di interesse aggiunto, che per quella piccola somma si tratta di dare una mancia o poco più a titolo dell'”interesse” stesso.  Poi nel frattempo, c’è un’altra persona che abbisogna di questo favore, e di nuovo e un piccolo sforzo e la persona che ha aiutato te per un altro, non ti nega certo ancora un piccolo favore, e lo stesso tiene ben presente che la tua mancia che lasci in compenso, è sempre comunque superiore a ciò che istituti di risparmio ti darebbero a titolo di interesse, tanto non la paghi tu questa piccola mancia, ma è in promessa cartacea che verrà pagata in un breve futuro da chi ti ha chiesto il favore. Quell’amico a per cui ti sei prestato, parla con un altro amico e in men che non si dica ti ritrovi con una decina di persone che ti chiedono tutti la stessa identica cosa a titolo di favore. Tutto sommato non ti costa nulla più che una piccola parte del tuo tempo, sei felice di farlo perché aiuti il tuo prossimo che peraltro era amico di circostanze e vecchia data, ti rimane ancora molto di vita tua che impieghi nel nuovo ennesimo obbiettivo che ti sei riproposto per cercare di dare un senso alla tua esistenza. Era un momentaccio di crisi si sapeva e questa volta non sembrava finire mai, il ceto medio  scomparve, l’artigiano non esisteva più e spesso nemmeno l’operaio di fabbrica che ora mai era un precario. Fu il tempo del povero e del ricco che di qui tempi se possibile, diventava ancora più ricco, e il povero ancora più povero. Infatti tra i modesti aiuti a dei conoscenti, ci si doveva prendere in carico anche gli amici bisognosi che un tempo si arrangiavano con qualche lavoretto,  ma che poi non ebbero più nulla da fare per nessuno, così qualcuno di loro finì per vivere in istituti di beneficenza e tu ed io i buonisti a tutta forza si provvedeva a dargli ciò che non hanno per garantirgli almeno un pasto caldo e uno straccio di letto sotto un tetto, e questi ultimi non ti danno nessun impegno a scadenza se non un profondo grazie dal loro cuore, ma meglio di gran lunga che degli illusori “pagherò”, visto che per quanto mi riguarda come si suole dire la disgrazia poteva finire lì, con la perdita di un po di denaro che non hai e ti fai dare dal solito amico di turno che te li presta con una mancia, ma li rivuole perché lui non è un buono e nemmeno un cattivo, è solo meno stupido e sprovveduto e buonista di te. Poi sistematicamente ognuno di questa decina di amici, gioco forza non riescono a mantenere gli impegni assunti o lo fanno per i primi tempi in una minima parte del dovuto, e che fai, continui a essere il tramite di rinnovati impegni economici che senza che ti rendi conto aumentano sempre  più perché ogni volta aggiungi un aiutino accompagnato da chi te lo chiede, con promesse di saldo per un presunto affare che sistema tutto in un sol colpo, che ovviamente sistematicamente non arriva mai, per una serie di imprevisti che sorgono gioco forza nella vita di ognuno. L’amico che ti prestava del denaro con piccole mance ora si preoccupa un poco e per continuare ad erogare lo devi allettare con guadagni più proficui e le mance divengono percentuali che iniziano dal cinque per cento mensile, sempre lo stesso apparentemente sostenibile, ma il gioco ora mai non ha più fine. La trottola del pagherò non smette di girare, le promesse si sprecano, le garanzie vengono sempre più affievolite finché l’amico che prestava denaro ha i rubinetti asciutti anche se il tasso ormai è passato al quindici quando non al venti per cento mensile. Allora non basta solo quella persona che era tuo amico e che adesso ha assunto un ruolo diverso nell’ordine della ruolo amicizia, perché di te inizia a non fidarsi più di tanto, o perché è stato prosciugato del suo piccolo patrimonio personale e ti rivolgi all’amico dell’amico che ti aveva chiesto il denaro per pagarlo, ti fai garante di essere tu la persona più affidabile, ti assumi l’impegno di onorare il debito che non è tuo a patto che a te dia altro denaro e ovviamente si saltano i preliminari del prestito con mancia e salti subito al dieci per cento mensile per poi raggiungere poco tempo dopo il 20 nel perpetuo “ti pagherò”.   A questo punto l’operazione si ripete con un altro e un altro ancora, sempre amici degli amici a cui hai prestato denaro per pagare un debito tra loro, e tu, ed io garanti di un debito non nostro che ingigantisce sempre più passa il tempo. Finché il poco tempo che all’inizio dedicavi per queste persone diviene tempo pieno per loro, e se in principio ti chiamavano di tanto in tanto con estrema gentilezza, ora si annunciano con un bel bestemmione, imprecando contro la malasorte che vi ha fatto incontrare e conoscere e giustamente o meno iniziano con il prendersela con te che loro non ce la fanno più e che se si smette di aiutarli minacciano denuncie per strozzinaggio, come quella volta che mi ritrovai all’appuntamento che mi diede uno a cui prestai denaro, a mia volta preso in prestito, si era in un bar, e questa persona appoggiata con i gomiti al bancone in attesa di un caffè che avevamo entrambi ordinato, cominciò a farmi ripetere quanto avevamo in sospeso di denaro, precisando ad ogni passaggio dei vari prestiti, quanto avrebbe speso in mance prima e tassi usurari poi. La faccenda puzzava un poco di marcio e di per se mi insospettì parecchio, ma al momento sembrava il resoconto di un disperato, e continuammo con cifre e date, non fosse che arrivati all’epilogo della somma che doveva in totale, si avvicinarono tre uomini vestiti in borghese che mi invitarono a seguirli in caserma. Erano tre degli undici carabinieri microfonati che si erano appostati fingendosi clienti, chiamati dal mio caro amico che mi aveva sporto denuncia per strozzinaggio, e solo il cielo sa quanto mi dovetti difendere legalmente nel corso dei tre anni a seguire, e nonostante venne provata la mia completa innocenza, non rividi più il becco di un quattrino e logicamente nemmeno il mio grande amico.  I più miti invece mi dissero che avrebbero protestato i loro titoli di credito e aspettando la giusta punizione che ben sapevano non sarebbe arrivata mai, ma semmai al contrario, tanto per cambiare sarebbe arrivata per il sottoscritto, garante verso persone che hanno avuto fiducia in me scartando quelle persone che ritenevano delle merde di uomini. In pratica ecco accumulati un trecento milioni di lire in debiti nello spazio  tempo di un paio d’anni, e forse peggio, zero tempo a disposizione per tentare di realizzare qualcosa di positivo nella mia vita, che si era privata di altro tempo prezioso togliendomi possibilità di un futuro che iniziava a darmi i primi segnali di tempo scaduto, in relazione alla mia non più giovanissima età.  Intanto ho vissuto un’altra vita nell’ambito famigliare e nella ristretta cerchia di persone che pensano io stia lavorando per costruirmi qualcosa di positivo, e inizio cosi a raccontare ciò che di  meglio credo per un quieto vivere a Loredana che paziente e innamorata sta a sentire annuendo con lunghi sospiri, e tanti…speriamo sia come tu dici. Da par mio, mi ritagliavo del tempo per vedere qualche film che guardavo ma non capivo, partecipavo  a qualche cerimonia commemorativa tra compagni di classe che sentivo infinitamente lontani, non disdegnando delle cene in allegra compagnia, in cui però pensavo tra una risata e l’altra quello che dovevo fare per salvarmi il culo il giorno dopo, rubando un po d’amore il sabato sera, cercando di scacciare i cattivi pensieri che riaffioravano puntuali  accompagnati da paure il mattino seguente, chiedendo perdono a Dio la domenica mattina per essere presente con il corpo e non con la mente e invano invocando il suo aiuto, che il Suo tempo non è il mio, e i problemi materiali di uno stolto ingenuo beone non lo potevano e mai potrebbero in alcun modo interessare. Ancora, parlavo con la gente del più e del meno non essendo minimamente interessato a qualunque cosa mi fosse stata detta e a qualunque titolo mi veniva riferita, e mille altre strane forme di  malvivente che mescolavano il mio esistere con espedienti di ogni genere. Come quando mi inventai di sostituirmi al lavoro di avvocatura, ovviamente senza avere nessun titolo di studio superiore alla terza media, e con una incredibile astuzia ricercare ricorrendo ad amicizie particolari ai dati di persone che avevano subito dei protesti cambiari ed assegni, dopo averli contattati con uno scritto a loro spedito, promettendo la cancellazione degli stessi protesti dal casellario nazionale, in pratica ripulendo loro la “fedina commerciale”.   Con l’ausilio di altre importanti amicizie ben distribuite nel tribunale di competenza, ottenevo lo scopo desiderato e guadagnavo somme che mi permettevano una vita agiata che conducevo per cinque giorni la settimana perché il lavoro me ne occupava solo due, che nella maggioranza dei casi non durava più di quattro ore per ogni uno, e certo non mi dispiaceva di recarmi per tribunali con una lussuosa mercedes che alla fine di questa storia saprete che è l’unica cosa che mi rimase, ma questo pur essendo remunerativo, non bastava a colmare il baratro debitorio che mi ero accollato. Non da meno mi ritengo stupido se ripenso a quando per anni ho rivestito il ruolo di imprenditore con al seguito personale alle mie dipendenze, peccato solo che mi sono fatto prendere dalla avidità di guadagnare molto di più con il gonfiare le fatture che emettevo per le prestazioni eseguite, sempre nel vano tentativo di rimpinguare la magra cassa, fino a che piano piano sono passato a tempo pieno a fare il “cartaio” perdendo di vista la sana attività di onesto lavoratore, ma sto parlando di espedienti e quindi è normale che sia finito anche questo espediente in crusca, e regola di vita disonesta, la farina del diavolo finisce sempre in crusca.   A ripensarci spesso mi stupisco del grado di sopportazione al dolore psitico che mi procuravo quotidianamente, e alle frustrazioni che ingoiavo con la facilità di chi mangia avido una caramella, quasi fossi stato uno zombie che si muoveva ma senza respiro, come essere morto prima ancora che morire. Ma la vita doveva continuare, un po’ per non dire a me stesso che ero un fallito e non per avere sbagliato o sperperato, ma per avere aiutato, che in questo mondo equivale al peggio di quello che la gente possa pensare di uno stupido bonaccione, e allora avanti con il trascinarsi responsabilizzato da sensi di colpa nei confronti di chi credeva in me……

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