Desidero parlare ancora di persone che si conoscono se possiedi di più con del tempo passato insieme al caffè In questo specifico caso, parlo del caffè di montagna E a quello cui mi riferisco io, di montagna … ‘sa poco’ Inteso nel senso per cui si guarda gli arredo e non v’è similitudine alcuna con il resto del contesto del paesaggio esterno Penso chi l’abbia progettato, abbia avuto il bell’intento di ‘spaccare’ con il netto contrasto, un volere portare “città” dove città non c’è
Carlo, il mio Amico Boscaiolo che ne è il maggiore legittimo proprietario di questo bel bar di montagna, ha saputo ricucire Arte e Cultura in una sapiente mescolanza di ‘modernità’ del locale, ad una malinconica quanto ben augurante passato, affiggendo su tavolozze di lastre d’acciaio, gli attrezzi da lavoro di un epoca passata, retaggio delle sue fatiche
Il tutto condito da un album di fotografie, di generose dimensioni, dove la persona fortunata che ha la ventura di aprirne le pagine, rimane affascinato dal vedere perlopiù in bianc e nero, delle fotografie che ritraggono boschi, alberi, persone e cose
Il Carlo è un mio Amico Non è persona facile Non è persona difficile Saper apprendere la grande Arte del saper convivere con gli altri è scopo primario dell’inconscio del nostro cuore, quindi del nostro Animo, quindi come fosse il desiderio irrefrenabile di respirare
Carlo è una persona come me e tante altre Carlo è Speciale come Tutti L’unica differenza che contraddistingue ognuno è come si sa distinguere dagli Altri E tra le sue mancanze, in Carlo emerge nel meglio dell’uomo, all’ unica condizione si lasci a Lui l’esclusiva di un pizzico in più di innocente protagonismo, sopratutto dopo due bei calici di vino, ed è piacevole stare con Carlo, molto piacevole, talmente piacevole che non di rado ne sento il bisogno fisico e morale
Carlo per me è casa Carlo per me significa stare bene dentro tutto il tempo che trascorro in sua compagnia, … non penso serva debba dire di più
Che quando ho iniziato a scrivere di quel bel bar di montagna, si parlava di avventori, come sempre del resto, prima o poi, torno sempre sull’argomento bar, e non desideravo parlare di Carlo, ma di Gigi Quel mio Amico strano Quella chioma bianca che gli scivola sul viso a farlo sembrare Babbo Natale … Ma Lui non vuole, il Gigi non vuole si faccia mai dei complimenti nei suoi confronti La sua Umiltà lo precede
E non potrei introdurvi meglio nel personaggio che sono onorato descrivere, se non con iniziare a parlare di Lui, con Gigi che apre il suo cuore con parole a volte dure, a volte tristi, a volte di un sereno votato alla speranza, o alla certezza direbbe Lui, … ma sempre profuse all’Amore, dico io …
Cera una volta e forse c’è ancora!
Belli come allora e a testa alta, perché sono già le sei.
Belli come allora perché io vado pizzicando le corde di questa chitarra storta.
Belli come il mio ricordo e il tuo sedere o , forse no e di quella Varsavia o Bologna incartata.
Cera una volta, e c’è ancora anche lei Nuda e che pesa sopra i pensieri miei.
Sopra la mie palle e sopra le mie parole che bianche di calce, danzano come una fisarmonica stanca.
E cera una volta e forse c’è ancora per solo una volta.
Una Varsavia scordata.
Una Piacenza mai nata.
E io racconterò le mie follie e quelle di governati paganti e sfrontati E noi sempre stranieri.
Ti racconterò le follie di chi, come me, su una nuvola a caso ci ha dato dentro e non solo col culo del poi o della memoria.
Ma con la faccia, senza contare sulla la nostra età che avanza su un mondo di eroi.
E non solo per la vita, la mia, o la Tua se vuoi!
E in quello di noi, che complici indossiamo una divisa bastarda,
imbracciamo un fucile mai stanco.
E auguriamo sparando a tutti e anche agli altri un buon Natale!
E fate i Buoni Cazzo! E non solo, ma fatti anche quelli tuoi.
Cera una volta e forse c’è ancora.
E spara la rabbia e caccia il fuoco.
E mastica e sputa.
Sulla Valle che ci copre le spalle, il culo e le palle.
Nelle notti dove i lampi si spengono, stanchi.
Dove una luce spunterà su una Maddalena che guarda il loro celo blu.
Certo i miei pensieri sono tutti li!
Varsavia e Bologna e cecchini bastardi e rotti in culo.
Varsavia e Piacenza bastardi loro e noi e anche gli altri.
Dipingo le storie marziane di noi sul nostro pezzo di carta.
Cera una volta e non ricordo se fu.
Io che ho nascosto, alla mia banda quello che facevo nel fondo del viale.
Ma ricordo la vita di un tempo per seguire le stesse stagioni.
Racconta di noi e del nostro Lavoro, Tu Maddalena e ti Prego.
Cera una volta ma adesso non c’è più.
Per i giovani che in galera non masticano più le nostre storie vecchie.
Varsavia e i suoi cecchini quei rotti in culo.
Ma la strada la dovevo attraversare.
Con un buco in testa e il culo ben nascosto.
C’era una volta, ma forse c’è ancora.
In fondo al viale.
Vorrei tanto ricominciare! Ma ti giuro che torno.
Maddalena io sono tanto fuori posto, ma cambieremo le nostre carte.
Le cambieremo domani sul ponte di Varsavia e sulla mia strana fantasia.
Ma ti voglio ancora vicino a Me!
Maddalena, che non sei mai stata mia!
Per vincere il concorso, per portare a casa il primo premio.
Un salame e un caffè latte con le uova.
Li mangeremo giù in cantina.
Vinceremo ancora tante bugie per il diritto, solo nostro di non essere” normali”.
Cera una volta e forse c’è ancora!
Belli come allora e a testa alta, perché sono già le sei.
Belli come allora perché io vado pizzicando le corde di questa chitarra storta.
Belli come il mio ricordo e il tuo sedere o , forse no e di quella storia dove non ci sei, dove non ci sono!
C’è dentro tutto, sentimento, rabbia, dolore, passione, Amore e disprezzo Per niente facile scrutare tra i meamdri del pensiero del mio Amico Gigi Già che ti spiazza con un ‘marsalino’ secco per Lui, all’uovo per me, che niente di più sublime mi può riportare nel tempo di un bar di quarant’anni fa, il tempo del mio tempo
Chiunque desidera rivivere qualche passato momento felice, ed è bello immaginarsi in un bar con l’immancabile sala biliardo Tavolini rotondi senza tovaglie, e al loro centro, un bel posacenere triangolare in baccaccalite con scritto nei suoi tre lati ‘Campari’ Se di mezza mattina un vermut, di tarda mattina un Campari soda, magari un bianco con Campari in due Dopo pranzo l’ammazza caffè con grappa, un classico
Per i più raffinati o semplicemente per chi se la tira di più, Vecchia e Romagna etichetta bianca, che la nera era per ricevimenti o per la sera Dal cognac, agli amari del pomeriggio Intrugli alcolici a base di menta, o al più un amaro Giuliani o un Montenegro Per la sera, in quei bar di quaranta anni fa, J&B e Ballantine’s, il meglio per l’apparire di ogni giovane tra i venti e i trenta anni
Il mio Amico Gigi, mi spiazza con questa entrata, … un ‘marsalino’? Fosse l’unica cosa, il Gigi a volte mi incanta, a volte lo ‘studio’, e sempre non ci capisco una mazza A volte capisco il Gigi, altre meno, altre ancora,…zero Lo stesso percepisco ogni volta ciò che mi vuole trasmettere È una percezione, l’anticipo della sicurezza, quella di trovarmi con una persona singolare, carica di storia, carica di vita vissuta il mio Amico Gigi