Una pace promessa.

Quella notte Silvano non dormiva. Proprio non ce la faceva a prender sonno. Allora mesto si avviò all’uscio della baita seguito dal fedele cane peloso che trascinava con se taccole che gli scendevano lungo tutto il magro corpo. Magro perché agile e pronto a recuperar la mucca che varca i confini del prato, e a ridosso c’è il bosco e là dentro è facile perdersi.

Una stuoia di taccole pelose per quel fedele cane con la sua coperta che lo ripara dal sole, dalla pioggia e dal chiarore della luna. Che lassù sui monti splende più che mai la luna. Irrora con la sua bianca luce le chiazze di terra incolta nel mezzo delle conifere, là dove l’uomo miete erba magra che lo sesso “scoppia” di vita per farne del fieno, erba rivoltata più volte con fatica di braccia e gambe su e giù per le ripe agitando il rastrello in un andirivieni che pare estenuantemente perpetuo.

Silvano si accomoda a guardare il firmamento su di una panca di pietra che altri non è che la fondamenta stessa della baita che si poggia tra le poderose braccia di una grande roccia.

Bayus, il suo fedele cane da pastore, gli si accoccola tra le gambe, le altre due femmine pastore sono rimaste accanto al fuoco acceso per la polenta, il pane fresco quotidiano per uomini e cani. Tabacco forte, cartine e una slinguacciata in punta, ed ecco apparire tra le dita di Silvano una sigaretta bianca che si distingue nel blu della notte.

Una sferzata di fiammifero  sulla roccia della panca e dopo un poderoso respiro di fumo l’uomo lo rilascia come una nuvola minacciosa a ciel sereno. Fumo che offusca la vista, annebbia la mente, rilassa il corpo, gli occhi di Silvano vedono oltre il soffio nuvoloso scrutando curiosi tra le nebbie a cercar le stelle più belle, e Silvano, silente ascolta i suoni della valle, ascolta l’enorme eco che si spande in uno scrosciar di torrente impetuoso giù a valle ma non troppo perché l’estate ancora dilaga.

Un torrente come un toro senza corna. Quel suono di scroscio a valle  lontano che si acutizza nel mentre che Silvano si abbandona alla pace socchiudendo di quel poco gli occhi nella più bella delle beatitudini umane… il sognare ad occhi aperti. Intanto pensa al paese dove ha detto arrivederci ad una moglie e una bellissima adorata bambina. Silvano quel giorno di giugno, ha promesso a Maria e Elisa che sarebbe tornato da loro non più tardi di metà settembre. Nei monti più alti è meglio che non ci si fermi oltre.

È una vita da pastore quella di Silvano, l’ha scelta lui stesso con il beneplacito di Maria sua sposa,  che accondiscende per amore a privarsi del suo ‘Sil’ per alcuni mesi all’anno e per farsi coraggio pensa come trascorrerà con lui interminabili notti coperti da un manto di neve.

Ma per Silvano altre notti sempre più insonni.  L’estate volge al termine, lo si vede dalla rugiada che copiosa ammanta ogni cosa. È settembre inoltrato e arriva puntuale l’alba in cui ‘Sil’ carica il mulo di formaggi freschi e un poco anche stagionati. Masserizie in spalla sullo zaino e una fila di mucche seguite dai vitelli e vitelloni e dietro loro il fedele Bayus, Bloda e Barbina che scodinzolano l’intanto che abbaiano festosi. Si ritorna a valle, si ritorna a casa con mucche stracche come il loro stracchino.

Elisa e la sul viale d’ingresso e aspetta nel sentire il campanaccio di Mira la mucca più anziana sempre prima dopo il mulo, dopo aver udito quel suono di campana festoso come una primavera, sa che poi riabbraccerà il suo papà. Maria e dietro la finestra che di tanto in tanto, sempre più spesso sbircia dalla tendina… ha messo il grembiale buono e sotto, il vestito più scollato che ha. La vita è lavoro, è pazienza, è speranza,  e se ben fatto, il tutto viene condito dalla Sapienza, che di meglio non c’è.

Piccole immense emozioni che fanno della lontananza una virtù e danno un profondo senso alla vita di Silvano, Maria e Elisa che sanno aspettare, e nel mentre respirano aria pura non contaminata da ipocrisie e falsità.  In ogni desiderio più ambito sono queste le vere occasioni in cui ci sentiamo di appartenere ad un qualcosa… ad un qualcuno,  sentendoci sicuri e protetti, come si sente protetto Silvano dai sui cani, quindi con tutto l’amore si possa mai ricevere. I monti, i prati scoscesi con erba che profuma al taglio, il torrente a valle, le capre, le mucche, i cani, i muli,  i formaggi, il burro, il latte e a qualche volta il miele, Silvano e la sua famiglia, sono gli ingredienti necessari per stare bene.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...