01 SETTEMBRE 2020 S. Egidio, S. Giosuè.
Settembre arriva e passa quieto come è il suo nome che ha una lettera in più a comporlo rispetto a tutti gli altri mesi dell’anno. È lungo S e t t e m b r e, si comporta d’atleta consumato, si erge e da ‘alto’ come un giocatore di basket e diventa ‘lungo’ con altri undici avversari atleti del tempo, che ognuno dei mesi fa quello che deve perché si faccia ricordare nel cuore di ogni uomo che affronta la vita piena di ‘aspettative’ che non smettono mai di essere la loro ombra anche quando il sole non c’è.
Noi uomini da bambini si ’aspetta’ di diventare grandi in fretta, da adolescenti si ‘aspetta’ accelerando con la voglia di vivere, poco più in là con gli anni desideriamo il ‘primo Amore’ che profuma d’innocenza, travisato da alcune persone che non sentono alcun profumo… il bianco e il nero esistono… ma prevale sempre il ‘bianco’.
Diventiamo adulti e ci aspettiamo sia un roseo futuro, difficoltà a parte, poi, diventiamo ‘molto’ adulti e le ‘aspettative’ scemano insieme ai ricordi.
L’anziana persona si ’aspetta’ di vivere più a lungo, soprattutto quando gli viene augurato ancora cent’anni di vita che sono solo parole di circostanza, ma il cuore di chi ha veramente vissuto gli anni della sua vita, muore il più tardi possibile… contro tutte le ‘aspettative’.
L’ ‘aspettativa’ è sperare in un qualcosa di ‘materiale’, una serie di circostanze terrene che a volte si combinano al meglio e altre al peggio nelle situazioni della vita con ciò che una persona crea nella propria vita stessa, è la risposta al comportamento di ognuna e sarà il risultato finale delle proprie azioni tradotte in ‘aspettative’.
“Cose materiali”… tutte incertezze, l’unica Certezza è che dalla propria Anima possa partire un messaggio di pace in modo il tutto converga alle ‘aspettative’… sia un mese qualsiasi o sia questo un ‘lungo’ Settembre di Pace.
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02 SETTEMBRE 2018. S. Elpidio, S. Ottaviano, S. Gianfranco.
Pensieri all’ombra del banano.
Si è da poco concluso il “Mondiale” di calcio 2018. Bello! Interessante… con l’Italia esclusa nei preliminari, la possibilità di assistere ad un mondiale senza l’assillante prerogativa che noi Italiani si dovesse partecipare per vincere.
Ringrazio il triste fato perché da principio inconsapevole, e nel mentre mi sono poi reso conto che in realtà non avevo mai assistito sul teleschermo a tante partite disputate da molti paesi del mondo che non fossero il mio.
La Croazia si è classificata Seconda ai mondiali del “18” ma di certo è arrivata Prima nella storia calcistica della sua vita… battendo squadre nazionali sino ad ora, molto più quotate di loro, calcisticamente parlando.
Ma non ha vinto la Croazia, ha vinto il Cuore della Croazia che calciando una palla, rivendicava le loro sofferenze, rivendicavano un popolo fiero che ha unito lo sport per la salvaguardia della sua buona immagine che non è quella di “gente dura” ma bensì di gente abituata alla “durezza”.
Questo per me ora significa il calcio, questo nuovo mio atteggiamento alla vita che uso per tenermi al passo con i tempi, e nel contempo non disdegno cento altre discipline sportive, e non per abitudine, perché odio le abitudini…
Ho conoscenza di un club di calcio che ossequiosamente partecipa ai funerali di un defunto semplicemente perchè parente di un ultras o di un tifoso… club che organizza un festival con lo scopo principale di devolvere ogni guadagno in beneficenza, una squadra che regala una maglietta ad ogni neonata/o… la mia squadra del cuore.
Per primo adesso mi interessa questo aspetto della vicenda sportiva, l’aspetto umano… di cuore.
La Croazia ha un ministro Donna, un forte segnale di democrazia che la stessa ha dimostrato abbracciando uno ad uno vinti e vincitori.
Non mi sono divertito mai quanto l’Italia che stava a guardare… senza competere, senza un interesse primario, imparziale, una bella lezione di vita, i calciatori Italiani hanno guadagnato un dono prezioso con questa sconfitta, una dose di sana umiltà all’insegna dello sport “vero”… e ancora la ‘lezione’ non è finita perchè si è fuori dai mondiali un altra volta…
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03 SETTEMBRE 2020 S. Gregorio Magno, Santa Clelia, S. Marino.
Come è bella la notte con i suoi colori. ci si immerge nel suo silenzio insieme ai pensieri che fluttuano nello spazio infinito. La notte è amica della malinconia del passato e ti fa respirare il presente, incute reverenziale timore la notte che non usa candele per illuminare, ma può anche portare la più bella delle luci nel cuore come chi si innamora al chiarore di una luna piena.
Cammina, cammina, mi sono perso nel bosco. Il sole scompare con gli ultimi bagliori di dietro alle cime dei pini, l’azzurro si fa cupo e la notte sembra fare il suo ingresso nel posto del tempo che ha a disposizione sulla terra.
I già deboli suoni che provenivano da valle scemano fino a spegnersi, e il blu del cielo diventa inchiostro.
Sono in un bosco senza lupi ne orsi, le vipere di notte dormono nelle loro tane, rimangono uccelli notturni che di certo con la loro nenia non aiutano al sonno ma non fanno del male.
Qualcuno mi verrà a cercare, il telefono “non ha campo”, sono andato a funghi, mia moglie lo sa, e sa anche che potrei aver trovato molti funghi e per festeggiare mi sarei fermato in quella trattoria a metà monte.
E io sto qui a guardar le stelle tra le fronde e non so se sia meglio accovacciarmi ai piedi di un grande albero, o salirci sopra ai rami più alti… se sto a terra pensai, mi bagno il culo dall’erba che di notte viene irrorata dalla fontana della natura… se salgo su un ramo, sarò scomodo per tutta la notte.
Sono stato sveglio in tutta la notte appoggiato ad un enorme faggio dalla pelle liscia, guardavo la notte e parlavo con lei, fingevo sicurezza ma in cuor mio borbottavo per essere rassicurato nel silenzioso buio della sua risposta.
Quella notte era fosca, ma non la temevo lo stesso, non era casa mia, era il bosco, un posto magico di giorno, timorato di notte.
Il tempo passò, forse non molto in fretta, ma inesorabile passò, si fece l’alba.
La notte mi aveva tenuto compagnia e mi aveva protetto… lo dimostrò all’alba con il sorriso che si aperse azzurro a farsi largo tra le pieghe scure, un sorriso dolce, di speranza… poi mi incamminai in chiari sentieri sicuri e raggiunsi casa.
La notte è Bella quanto il giorno… ognuna e ognuno dev’essere vissuta nel modo migliore… senza paure.
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04 SETTEMBRE 2014 Santa Rosalia, Santa Dina, S. Mosè, Santa Prospera, S. Scipione.
Sara l’età. Che niente è come prima, tutto cambia, tutto è cambiato… sarà l’età, sarà il normale percorrere del tempo, ma le cose non stanno più al punto di prima, le prospettive di lavoro di un tempo erano buone, bastava un poco di inventiva, aggiungere entusiasmo e ottimismo per potersi reinventare ogni qual volta lo si desiderasse.
Finiti i tempi in cui dopo del giusto lavoro ci si prendeva delle pause ristoratrici con il corpo e con l’animo, ora è sempre un incessante snervante pressione psicologica.
Eppur la mente tiene, anche quando entrando in un bar dopo tanti anni di assenza, mi rivolsi a una giovane donna dietro il bancone, e chiedendo un caffè con un tiepido sospiro le dissi… belli i tempi che frequentavo questo locale, che bei momenti… e non ricevendo alcuna risposta che inducesse al proseguo delle mie parole, pensai che a lei non gliene potesse importar di meno, anche se per un attimo pensai di coinvolgerla in un ricordo a me caro, mi resi conto che non era tenuta ne obbligata a tal incombenza nella risposta, in quanto lei ai ‘miei tempi’ era ancora una bambina, allora sfumo, lascio perdere e non insisto.
Esco dal bar e raggiungo un negozio per proporre la mia mercanzia, davvero deludente e anche un po’ avvilente vedere le facce dei negozianti che pensavano fosse entrato un cliente e delusi fanno notare una smorfia malcelata di diniego aggiungendo di non potermi accontentare per un ‘ordine’ perché non si vende più nulla, che le tasse uccidono, e si pensa di chiudere bottega.
Visi tristi, storie tristi, che ti fanno esaurire il poco entusiasmo che rimane, non avrei di certo mai pensato trent’anni fa, di quanto sarebbe bello vivere in una baita in montagna con due mucche, una pecora, due capre galline e conigli, con un pezzetto di orto per le poche verdure di stagione… di certo no, la visione e le prospettive erano ben altre, non migliori, ma altre… non me lo sarei mai immaginato un epilogo tanto strano, tanto diverso.
Bisogna ci si adegui, scacciare tristezze e malinconie, pensare che la vita prosegue e lasciare che il peggio ti scorra accanto, senza ferirti, senza farti male, e prendere nel rispetto altrui, tutto ciò che rimane… una baita, due mucche, galline e conigli, un po’ di terra per l’orto e un pezzetto di quell’ottimismo perduto.
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05 SETTEMBRE 2017 Santa Teresa di Calcutta, S. Berto, S. Giordano.
Quando succede qualche cosa di strano o di insolito in un “paesone” di provincia, le voci corrono come fosse un “tam tam” battuto su dei tamburi nella foresta.
Dove non arriva il nitido suono del tamburo, arriva l’eco che ne sfalsa a volte poco a volte di molto il significato stesso del messaggio in note… lo amplifica a tal punto che è come un fiume in piena di notizie che si mescolano nel fango della menzogna e delle falsità, mentre la parte vera di ogni storia è sepolta da macerie di ipocrisia e alla fine non si sbroglia la matassa ma si va per logica deduzione.
In uno dei bar di un paese lombardo, sono passate da poco le dieci di sera, a quell’ora s’à da sgombrare e tornarsene a casa… o rimanere ad ascoltare altri ubriachi e menti che volano tra le nuvole, così che Mario il macellaio è seduto al tavolo in compagnia di Aldo il parrucchiere di tutti i sessi che stampa fulmini sulle teste rasate dei più giovani.
Con loro c’è anche Amilcare il fornaio che sforna il ‘pan boccone’ per persone che amano il morbido, e sfilatini croccanti che ricordano la baguette per i più virgulti giovanotti.
Con loro c’è pure Giorgio, il dott. commercialista che imbratta carte e applica leggi approvate per diminuire il benessere di ognuno di noi e poco lontano in un altro tavolo sono seduti Gianni e Mauro due dipendenti di una locale officina meccanica, e ancora Luigi che era in loro compagnia.
Mario comincia a raccontare di una storia che pare sia realmente accaduta, i due meccanici e Luigi incuriositi si avvicinano al loro tavolo trascinando con una mano le sedie di sotto il sedere, e con l’altra mano sorreggendo un bicchiere semi colmo di un qualche cosa da bere… e vogliono ascoltare…
Il Mario è persona rispettabile, taglia e affetta nel modo migliore un quarto di bue, e regge più di un bicchiere di vino in compagnia al bar, persona che si ascolta quindi… così che iniziò a raccontare di due persone ‘emigrate’ e poi concittadine del paese… lui che amava talmente tanto la moglie che alla sua prematura scomparsa decise di seppellire con Lei tutti i loro averi… e non solo gli averi del cuore ma anche gli averi materiali, oro gioielli e un ingente somma di denaro che quest’uomo affranto dal dolore, fece tramutare in pesanti lingotti d’oro facendoli liquefare, e appunto li seppellì insieme alla sua amata…
06 SETTEMBRE 2017. S. Umberto, Santa Eva.
… Mario stesso non sapeva quale fosse il cognome dello sventurato marito che tanto amava la sua dolce metà, e tanto meno conosceva il cognome della donna che aveva lasciato un vuoto tanto grande da far rinunciare a gioire dei beni materiali il marito che in questo modo pensava di onorarne al meglio un meraviglioso ricordo d’amore.
Un tesoro sepolto insieme al corpo di una donna, in quel preciso paese, e Mario a sua volta lo seppe di “seconda mano”… o “terza?”… l’eco dei tam tam in un paese non finisce mai e si mescola al fango delle chiacchiere.
… Quindi difficile risalire ad un preciso periodo in cui individuare la sepoltura di una giovane donna deceduta di malattia del secolo, e il marito dopo quella grande disgrazia tornò da dove venne… così fece per rendere più lieve il dolore che gli ricordava momenti di vita vissuti al parco o al cinematografo o in quella piazza dove l’amata applaudiva l’arrivo della banda musicale sulle note del l’Inno Nazionale… erano giorni di festa erano giorni d’Amore.
È una storia come tante, ma incuriosisce saperne di più e ognuno fa le proprie domande… principalmente ci si chiede chi possa essere la defunta e ovviamente dove sia stata sepolta… insieme al tesoro.
Subito il Mauro supportato da Gianni suo compagno di lavoro adduce che sono sicuramente da cercare tra le tombe più belle… Luigi non disse nulla, ascoltò.
Quell’Angelo alato o quella tomba di marmo nero venato di verde potrebbero essere il suo loculo, disse Gianni, invece Giorgio smentisce la versione dei due amici, sicuramente dice il commercialista, il marito della donna non voleva si creasse l’interesse per eventuali “trafugatori”, oggi nei cimiteri si portano via pochi kilogrammi di rame, figurarsi se non si ruberebbe un tesoro nascosto…
07 SETTEMBRE 2017 S. Grato, S. Guido.
… No! il dott. Giorgio disse che la Donna è sepolta in un umile tomba e così la pensò anche Amilcare il fornaio, il tesoro secondo il loro parere era sepolto nei modesti “colombari”, fosse per confondere e per non ‘dare nell’occhio’.
Le discussioni tra gli astanti notturni del bar, si infittirono, chi diceva questo e chi asseriva quest’altro, certo un tesoro nascosto che per il suo valore stimato dalle supposizioni, poteva cambiare la vita di molti, quindi non solo incuriosiva, allettava e stuzzicava l’interesse di tante persone… e il mistero si infittì così come le chiacchiere che miseramente si spensero con il passare del tempo.
Passarono gli anni e tutti preferirono pensare e credere che fosse una bella fiaba la storia triste di un Amore tanto grande finito in tragedia, e con il tempo non se ne parlava più in paese… sino al giorno che… Il Giorgio commercialista, Mario il macellaio, Amilcare il fornaio e Aldo il parrucchiere, una sera si ritrovarono assieme in un ristorante, per commemorare la loro amicizia che fu estesa anche per simpatia a Mauro e Gianni… i due metalmeccanici, così che anche loro fossero presenti all’allegro convitto.
Gioco forza in una rimpatriata di amici, chissà mai chi iniziò a riparlare di ‘quella storia’.
Fu che dopo molti anni si stava ancora riparlando di quella vicenda un po’ fiabesca e intrigante.
Ricominciarono gli interrogativi… C’erano tutti quella sera a cena… mancava solo il Luigi… al che uno chiese cosa ne fosse stato di Lui… qualcuno rispose non so… solo Gianni disse di avere ricevuto una cartolina qualche tempo addietro, proveniva dalla Florida che lo ritraeva nella piscina di casa sua in compagnia di una bionda mozzafiato… Luigi al tempo del fatto era il becchino… chi muore tace e chi rimane si dà pace… tesoro ritrovato, storia finita…
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08 SETTEMBRE 2017. S. Natività di Maria, Santa Addolorata, Santa Bellina.
Re di Côppe… sono un re, non il re di Spade, e nemmeno il re di Denari o di Bastoni, sono il re di côppe.
Per ordine non di importanza, “Côppe” è come dire che sono un re neutrale.
Re di Côppe è la carta rappresentata da torri che sono difese dalla carta di Spade che brandita può incutere rispetto a difesa delle stesse torri, le nostre case, i nostri focolari domestici.
Il re di Denari un sole rosso ricamato della cultura Maya… quindi “potere”… quindi oro e denari, e il re di Bastoni non è lì a difenderlo come la spada fa con le torri, ma è lì a ricordare quanto bene faccia il “potere” e il denaro, ma quanto di molto peggio possa essere l’esatto contrario se “usato” male.
Sono a mio agio in un ottimo umile re di Côppe che difende le sue torri a motivo principale di un esistenza terrena atta a difendere le persone che ci abitano, è l’aiuto necessario per incamminarsi sul sentiero giusto, tentare di raggiungere la felicità terrena… è sapere con certezza di non avere vissuto invano nel difendere i propri affetti famigliari e sociali.
L’Amore ha molti volti che ristorano l’animo e possono dare altri buoni motivi per essere felici di aver vissuto, e ancor più di godersi il presente aspettando serenamente il domani… dalla parola “potere” si è passati alla parola Amore.
Non ci voleva… ancora una volta la parola Amore è arrivata al cuore prima che potessi valutare al meglio il significato della parola “potere”… forse ‘ci voleva’… ancora una volta trovo giusta risposta solo nell’Amore.
Del resto basta immaginare di pensare alla parola “potere”… ‘volere è potere’, recitava la massima di quell’uomo troppo ambizioso, e gli epiloghi al riguardo si sprecano negativamente a partire dalla miriade di morti in guerra che c’erano andati come eroi, ma in realtà erano martiri mandati al sacrificio per onore dello stesso “potere”.
Un ‘Pastore’ che guida il gregge ci vuole sempre, a condizione che dia un Nome ad ognuna delle sue Pecore e invece chi ha il “potere” su questa terra non da un nome alle sue Pecore ma spesso si dimentica di dargli da mangiare.
.L’Amore è uno solo e copre ogni altro simbolo, di Re ne conosco solo uno e regna nel mio cuore, non solo come entità divina ma soprattutto come Maestro di Vita per, e in tutti i tempi.
Anch’io sono un re su questa terra, il re di Côppe ed ogni giorno mischio le carte perché la vita è un gioco, basta non barare.
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09 SETTEMBRE 2016 S. Pietro Claver, S. Omero, S. Sergio, S. Beltramo.
Quella notte Silvano non dormiva, proprio non ce la faceva a prender sonno, allora mesto si avviò all’uscio della baita seguito dal fedele cane che trascinava con se taccole che gli scendevano lungo tutto il magro corpo agile per poter andare a prendere la mucca che varca i confini del prato, oltre c’è il bosco e là dentro è facile perdersi fra mille pericoli.
Silvano non dorme e guarda la luna che irrora con la sua bianca luce le chiazze di terra incolta nel mezzo delle conifere, là dove l’uomo miete erba magra che lo stesso “scoppia” di vita per farne del fieno, erba rivoltata più volte con fatica di braccia e gambe su e giù per le ripe agitando il rastrello in un andirivieni che pare estenuantemente perpetuo.
Silvano si accomoda a guardare il firmamento su di una panca di pietra che altri non è che la fondamenta stessa della baita poggiata tra le poderose braccia della roccia.
Boris, il suo fedele cane da pastore, gli si accoccola tra le gambe, le altre due femmine pastore sono rimaste in baita accanto al fuoco acceso per la polenta, il pane fresco quotidiano per uomini e cani… tabacco forte, cartine e una slinguacciata in punta, ed ecco apparire tra le dita di Silvano una sigaretta bianca che si distingue nel blu della notte.
Una sferzata di fiammifero sulla roccia e dopo un poderoso respiro di fumo l’uomo lo rilascia come una nuvola minacciosa a ciel sereno… fumo che offusca la vista, annebbia la mente, rilassa il corpo, gli occhi di Silvano vedono oltre il soffio nuvoloso scrutando curiosi tra le nebbie a cercar le stelle più belle, e silente ascolta i suoni venire da lontano e sente l’enorme eco che vien da lontano e si spande in uno scrosciar di torrente impetuoso giù a valle ma non troppo perché l’estate ancora dilaga.
Quel suono di scroscio a lontano che si acutizza nel mentre si abbandona alla pace socchiudendo di quel poco gli occhi nella più bella delle beatitudini umane… il sognare ad occhi aperti.
Intanto pensa al paese dove ha detto arrivederci ad una moglie e una bellissima adorata figlia, quel giorno di giugno, ha promesso a Maria e Liliana che sarebbe tornato a casa non più tardi di metà settembre, nei monti più alti è meglio che non ci si fermi oltre…
10 SETTEMBRE 2020 S. S. Nicola da Tolentino, Santa Candida, S. Salvo.
… E’ una vita da pastore quella di Silvano, l’ha scelta lui stesso con il beneplacito della sua sposa, che accondiscende per amore di privarsi del suo ‘Sil’ per alcuni mesi all’anno e per farsi coraggio pensa che trascorrerà con lui interminabili notti coperte da un manto di neve.
L’estate volge al termine, lo si vede dalla rugiada che copiosa ammanta ogni cosa, è settembre inoltrato e arriva puntuale l’alba in cui ‘Sil’ carica il mulo di formaggi freschi e un poco anche stagionati.
Masserizie in spalla sullo zaino e una fila di mucche seguite dai vitelli e vitelloni e dietro il fedele Boris, Bleda e Barby che scodinzolano l’intanto abbaiano festosi. Si ritorna a valle, si ritorna a casa con mucche stracche come il loro stracchino.
Lilly e la sul viale d’ingresso e aspetta nel sentire il campanaccio di Mira la mucca più anziana sempre davanti subito dopo il mulo, dopo aver udito quel suono di campana festoso come una primavera, sa che poi riabbraccerà il suo papà.
Maria e dietro la finestra che di tanto in tanto, sempre più spesso sbircia dalla tendina… ha messo il grembiale buono e sotto, il vestito più scollato che ha.
La vita è lavoro, è pazienza, è speranza, piccole immense emozioni che fanno della lontananza una virtù e danno un profondo senso alla vita di Silvano, Maria e Lilly che sanno aspettare, e nel mentre respirano aria pura non contaminata da ipocrisie e falsità.
In ogni desiderio più ambito sono queste le vere occasioni in cui ci sentiamo di appartenere ad un qualcosa… ad un qualcuno, sentendoci sicuri e protetti, come si sente protetto Silvano dai suoi cani che per lui darebbero la vita, quindi con tutto l’amore si possa mai ricevere.
I monti, i prati scoscesi con erba che profuma al taglio, il torrente a valle, le capre, le mucche, i cani, i muli, i formaggi, il burro, il latte e a qualche volta il miele, Silvano e la sua famiglia, sono gli ingredienti necessari per stare bene.
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11 SETTEMBRE 2020. S. Proto, S. Giacinto, S. Almiro.
La luna è alta nel cielo e porta consigli bizzarri soprattutto in amore perciò si riflette a bocca aperta nello starla a guardarla. È lì che troneggia ammantata di blu con collane attorno al collo di nuvole bianche.
La luna è bella come il sole, ma solo lei puoi ammirare, del sole rimane la forte luce che non ispira pensieri se non chiudere gli occhi per dare sollievo allo sguardo.
La luna è la sorella minore del sole… lei è nata dall’oscurità dei tempi, e per questo ha il compito di portar consiglio aiutata da un altra sorella… la notte che mostra il blu benefico e avvolgente di sana sicurezza.
Elementi del tempo che attorno a noi abbiamo addomesticato e abbiamo fatto come si fa per l’amore dato a un cane che abbiamo viziato e drogato di mala civiltà rimpinzandolo fino a farlo vomitare, e lui, il cane grasso fa la cacca quando e dove vuole, così invece che pioggia arrivano uragani, e invece che il caldo dell’estate abbiamo il torrido del Sahara, l’inverno arriva a sprazzi quando gli pare dopo essersi sbronzato con pattumiera che viene da ogni parte dello spazio e da quando in qua, solitamente dimentica a casa il cappotto perché ormai non gli serve più e gli orsi polari muoiono, senza ghiaccio, senza cibo.
La luna porta consiglio… o forse fa solo riflettere, che è ancora la stessa cosa, così che due pensieri si uniscano in una sola risposta.
Il suo consiglio inizia dal momento che la si guarda e avere il tempo per guardarla è segno di speranza, è un momento intimo che annaspa per uscire dal vivere monotono e si è di già ricevuto un consiglio prezioso, prendersi qualche momento di pausa che appartiene a tutti dopo una giornata di lavoro con gioie e dolori.
La luna è alta nel cielo, ma non si impone… dopotutto ora che brilla è per il riflesso del sole che ‘batte’ da un altra parte di mondo, e grazie al “fratello” è potuta uscire dal buio delle tenebre.
Lei è modesta, discreta, non si intromette… illumina leggera come la luce di un lampioncino nel giardino.
Vien da ridere a pensare che la luna sia stata conquistata perché qualche uomo ha calpestato il suo suolo… nessuno ha conquistato niente, certi consigli non si conquistano, si meritano… e solo la Luna li può dare a un cuore sincero.
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12 SETTEMBRE 2014. S. s. Nome di Maria, Santa Marilena, S. Franco, Santa Maria Sole.
L’ autunno bussa alla porta e io ti parlo di primavera… vedrai, vedrai che primavera verrà.
Sarà ancora una volta un’esplosione di piante in fiore. Fiorirà il pesco e il ciliegio e le fragole faranno capolino a mostrar le loro guance rosse.
Arriverà la primavera che con il cuore gli uomini desiderano venga prima di quando deva, è per ciò son già tutti con la testa a viole… che anche i bucaneve sono attesi dai montanari con la neve ormai fradicia sotto la suola degli scarponi, lo stesso tempo in cui gli animi dei marinai attendono i germogli nelle aiuole sul lungomare, sarà il segnale che i loro pescherecci in porto salpino a nuove messi.
Vedrai succederà ancora così che il mondo si nutrirà del germoglio dei fiori e ne si sentirà il profumo, assaporeremo lo star bene di un alba o il tramonto in fronte al curvo orizzonte del mare dopo scemato un temporale.
Vedrai, sarà ancora primavera, altri amori e altri dolori, nell’eterno dissapore tra il male e il bene, sarà ancora primavera per molte volte a venire, il quanto rimanga di rispetto dell’uomo per la natura.
Sarà un’altra primavera dove giganteschi aloni di stornelli non migreranno, orche confuse spiaggeranno, altre donne saranno immolate nella bestemmia di un dichiarato menzognero amore.
Vedrai senza vederlo con i tuoi occhi il buio di una notte senza luna e sentirai sulla pelle la testarda nebbiolina del dubbio che si insinuerà nel l’animo a cercar di confondere le emozioni in un rimescolare i ricordi su di un fuoco vivace, ma arriveranno risposte che spegneranno ogni fiamma con aliti d’anima colorati dal risveglio della natura.
Vedrai, sarà ancora un rifiorir di rose, sarà ancora un dare per avere e più si darà, più si avrà.
Vedrai ancora un giorno nuovo e ad ogni risveglio io vedrò ancora il chiarore nei tuoi occhi per poter dire che sarà ancora un bel giorno di un altra primavera.
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13 SETTEMBRE 2019. S. Giovanni Crisostomo, S. Amato, S. Maurilio.
14 SETTEMBRE 2018. S. Crescenzio, Santa Santa, S. Croce Cornelio, S. Cipriano.
Sono stanco di ascoltare la gente dirmi: “tratti i tuoi cagnolini come se fossero i tuoi figli”.
Lo so che non sono figli miei ma sono i miei cagnolini.
Ho due cani che adoro e che, a differenza di un figlio, non diventeranno mai maggiorenni, non se ne andranno da casa, e non mi cureranno quando invecchierò, non diventeranno mai indipendenti né autosufficienti, avranno sempre bisogno di me per mangiare e bere, o semplicemente fare un po’ di esercizio in una camminata al parco.
Non diventeranno mai adolescenti e non sentirò frasi tipiche di quell’età in cui mi si possa dire: “tu non mi capisci” o “che palle che sei papà” e nemmeno potrò mai sentirmi dire “ti voglio bene”, “grazie”, “ho bisogno di te”… non diranno nulla, non mi giudicheranno, non contesteranno le mie idee e le mie decisioni, non mi diranno mai nulla di tutto questo… mi diranno molto di più i loro occhi, il loro sguardo.
Non vedrò mai una parte di me nei miei cani, né fisica né mentale, insomma nessun carattere ereditario.
Vedrò Roccia e Minnie crescere ed invecchiare ed io, non solo sarò colui che se ne prenderà cura in quella tappa, ma anche colui che li vedrà andarsene per sempre.
Semplicemente questo sarà il nostro destino.
I miei cani sono animali, non persone ne tantomeno figli che non ho avuto, ciononostante io sì, mi reputo il padre e Susy la madre.
Ironico? In un mondo regolato da ‘influencer’, poco freno inibitore e pochi valori ognuno trasgredisce nella sua misura morale e io, consapevole sia ben chiaro quello che rappresenta un figlio so che i miei cani non sono figli nostri ma noi sì, ci consideriamo i loro genitori.
Più amo i cani, più ho compassione per gli umani.
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15 SETTEMBRE 2020. Santa B.V. Maria S. Baldo, Santa Dolores, Santa Melita, S. Orlando, Santa Melitina.
Maledetta prima ‘pera’…
Citava così un post sui ‘social’ con due belle facce sorridenti di due tossici sulla trentina, il loro sorriso con qualche dente che sia a uno che all’altro mancavano, non era di certo ritratto di una bella pubblicità di un dentifricio…
In genere è l’eroina che ‘mangia’ i denti, ma ormai ci si confonde con anfetamine di qualunque genere che nel giro di pochi mesi, distruggono i sensi più di cocaina e crac… le metanfetamine, “il nuovo sballo senza ritorno delle droghe moderne”.
Non si torna più indietro quando si fa uso di metanfetamina, è un viaggio con il solo biglietto d’andata, e chi ne ha fatto uso, probabilmente non credeva in altro futuro che quello in cui si stava vivendo, o forse è nato con il destino già scritto per loro.
Poteva capitare a chiunque… è toccata a Lui o a Lei, quella persona che non ha saputo superare le onde del ‘Rif’ che lo separavano dal pescare molto pesce per sfamare il suo villaggio che vive sull’atollo.
È toccata a Lui o a Lei, come poteva capitare a Noi, è perciò che nel buon senso non si condanna un drogato, ma lo si aiuta… ha sbagliato… e scagli la prima pietra chi non ha mai sbagliato che se qualcuno la scaglia, ci facciamo quattro risate!
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16 SETTEMBRE 2016. S. s. Cornelio, S. Cipriano, Santa Editta, Santa Eufemia, Santa Innocenza, Santa Ludmilla.
Bucolico… lì per lì è una parola che mi fa ridere, e non mi piace che io debba memorizzarla per dire la stessa cosa scrivendo che mi sono veramente divertito sulla montagna insieme a quei pastori.
Ho cenato con loro dopo che avevano governato il bestiame, e dopo una dura giornata di lavoro hanno dato il giusto compenso ai loro fedelissimi cani, grossi tozzi di pane raffermo, pastori a quattro zampe che attendendo ordini non mancano mai di guardare lo sguardo severo e vigile dei loro “padroni”… che non sono padroni di niente, di tanto amore non ci può essere che di un degno e unico padrone… il loro Creatore.
I pastori dopo aver cenato e bevuto due bicchieri di buon vino forte, nostrano, verace come le mani che dal bottiglione lo hanno versano, mani robuste, mani che hanno dentro sé il profumo della terra.
Mani che poi giocano alla morra, i numeri scorrono rapidi dalle bocche non troppo sicure, alle quali in realtà trema un poco la voce così che il vino aiuta parecchio e rende spavaldi i giocatori che discutono fra loro per quel numero gridato che non si è capito chiaramente quale fosse nel mentre uno di loro aveva gettato a dita aperte un “due” come in segno di vittoria mentre in realtà dalla bocca era uscito un “tre”… anche le grappe si facevano sentire. Che poi si parlava, si rideva e si scherzava sul più piccolo della allegra compagnia, l’ultimo arrivato,18 anni pastore anch’esso che non era stato a pascolare il gregge con il padre, che mandriano dall’altra parte della valle, per un lieve dissenso non ebbe il suo aiuto… il padre lo riteneva ancora un cucciolo non in grado di badare alle bestie, lui, offeso, si è offerto ad un altro pastore.
Bucolico: ma che parola diversa da ciò che vuole intendere, quantomeno strana.
Evito ben volentieri di usare quella parola che non va a braccetto con nessuna sua sillaba con il vero intento del suo intendimento. Se non si sa descrivere una bella emozione, si pensi ad una baita, pastori, agnelli, cani, stelle a milioni sopra la testa piegata all’indietro con la bocca spalancata di stupore, visione della notte che si erge maestosa sopra i pensieri.
Noi lì sotto, un brulichio di luci a valle che così da lontano paiono candele accese, sparse in ogni dove a comporre un presepio dei giorni nostri, uno spettacolo nello spettacolo… bucolico… no! semplicemente bello.
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17 SETTEMBRE 2020 S. Roberto Bellarmino, Santa Colomba, S. Roberto.
Buon Compleanno Amore.
Nessuno è migliore di un altra persona perché ognuno da il massimo di quel e può dare e in amore trionferà l’affetto e la sincerità, tutto quello che può dare lo spirito, molto più di quanto non sappia dare il corpo con l’alterigia della sua virilità.
Cercare di non fare “rumore” e saper accettare chi siamo per trasformarlo in quanto possiamo donare.
È come dare un bacio al mondo quando si illumina di cielo e accarezzare la terra quando si rimbocca le coperte con un manto stellato che nel l’ammirarlo ci vedo il tuo volto nel mezzo delle stelle più belle… la più luminosa fra tutte.
Se sogni, non potresti trovarti in un posto migliore, puoi arrivare a sentire profumo di rose, ed ecco che la realtà si incrocia con il sogno e io vedo Te nel mio più bello.
A questo tuo importante traguardo di vita dire ti voglio bene suona come un colore sbiadito dal tempo, mentre invece è un continuo rifiorir di rose e il suo profumo ogni giorno si fa sentire di più… un perpetuo dirti che senza te non so stare.
Verrai con me lontano, oltre i confini di adesso dove il cuore ama stare, oltre i confini del mare.
Incontreremo voci suoni e mille colori e li vivremo camminando su di un prato o volando tra le nuvole.
La mia mano stringerà la tua in ogni posto andremo e saremo, asciugherò lacrime ai tuoi muti perché.
Ti porterò in un posto dove raccoglierò il tuo sorriso per poi spargerlo nel mondo in una notte senza luna così che in un manto di stelle possano far brillare i tuoi occhi.
Augurarti un Buon Compleanno è nulla al quanto vorrebbe dire il mio cuore per Te usando mille parole, ma farò come come dice lui e ne dirò solo due… Ti Amo.
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18 SETTEMBRE 2016 S. Sofia, Santa Arianna, S. Eustorgio, S. Riccardo
Un mio carissimo amico di origini napoletane fa per nome Pietro, e per tutti Piero.
Anche Giovanni è di origini napoletane, per me, Giovanni “o’ ferroviere” perché ha lavorato tanti anni in ferrovia come capotreno. Così che dopo alcuni giorni di trattativa mi accordo con entrambi i miei amici napoletani per andare in visita a quella splendida città che ha visto i loro natali… Napoli che sino ad allora avevo visto solo di passaggio.
La gita non era al solo scopo di visitare la città partenopea, ma si univa l’utile al dilettevole, in quanto io all’epoca antiquario avrei visitato il meglio del settore dei lampadari d’epoca, e la mia consorte desiderava tanto avere una borsa “original tarocco” di Louis Vuitton… proprio così, e Piero sapeva come condurmi in un certo posto dove a quel tempo venivano confezionate quelle borse clandestinamente e quindi pagate un decimo del loro reale valore.
Giovanni l’avremmo trovato sul posto, in coincidenza di un suo viaggio in treno, proprio in quel di Napoli, ed essendo quest’ultimo più anziano di Piero, assicurava a me e compagna una totale integrità, qualora fosse capitato qualche inconveniente nel visitare la Napoli di San Gennaro, di Totò e di Maradona, Napoli e la sua bella gente.
Partenza un mattino di primavera, con il “freccia rossa” un treno velocissimo e poche ore dopo arrivo alla stazione centrale della città, scendemmo, Piero cercava con lo sguardo qualcuno, al che io e Susy chiedemmo spiegazione, e lui per tutta risposta salutò una persona che passo svelto incedeva presso di noi.
Un signore distinto sulla quarantina, che appena innanzi noi, si presentò… piacere Antonio, io sono ” o presidente du’ quartiere, e stringendoci le mani, aggiunse… il mio “lavoro” è assicurarmi che voi vi troviate bene in questa città, e nel possibile che non vi manchi nulla, e per qualsiasi problema voi possiate avere, contate pure su di me, Piero saprà come rintracciarmi…
19 SETTEMBRE 2016 San Gennaro, S. Abbine, S. Alfonso, S. Arnolfo, S. Carlo, S. Ciriaco, S. Elio, Santa Costanza.
… Rimanemmo basiti, increduli, ma non era finito il nostro stupore che ci invitò a poche centinaia di metri per indicarci l’alloggio che aveva preparato per il nostro soggiorno! Ecco disse Antonio, questo è l’hotel dove alloggerete, un bellissimo albergo d’epoca con fregi a sbalzo al suo esterno e affreschi meravigliosi al suo interno… ringraziammo.
Ci accomodammo nelle nostre stanze ben tenute e pulite.
Intanto s’era fatta sera, e mentre eravamo nella hall ad aspettare Piero per raggiungere Giovanni e andarcene tutti e quattro a cena, Susy ed io notiamo un andare e venire di persone in divisa, per lo più poliziotti, ma anche finanzieri e militari, tutti presumibilmente graduati a giudicare dalle loro ‘mostrine’ sulle spalle.
Arriva Piero al quale chiedemmo spiegazioni, comunque ben contenti dalla situazione stessa, e lui candidamente rispose che non ne sapeva nulla, aveva programmato tutto il presidente di quartiere, Antonio.
Fu solo dopo una mezz’ora circa, che riuniti a Giovanni che essendo il più ‘anziano’ fra noi gli chiedemmo una spiegazione, che ci disse essere un albergo frequentato prevalentemente da graduati militari in visita di lavoro in quella città.
Bene dissi io, meglio così, saremo più al sicuro, e Giovanni aggiunse, meglio un c…o, se c’è una bomba da piazzare per sovversione, e proprio li che l’andrebbero a mettere, perfetto siamo nella cacca dissi sorridendo guardando la mia compagna per cercare di sdrammatizzare e infonderle coraggio.
Pazienza, non succederà proprio in questi giorni, dissi tra me e me, Giovanni nel frattempo stava arrivando a prenderci guidando un ‘600’ prestata per l’occasione da una sua parente che viveva a Secondigliano.
A bordo lo stesso Giovanni ci chiese cosa avremmo voluto mangiare per cena, ovviamente trovandoci a Napoli, rispondemmo a tre voci pizza! E allora pizza sia disse Giovanni, e vi porterò dove per me la fanno migliore che in tutta la città, al quartiere Forcella, ho la macchina di mia cugina e penso ci faranno entrare! Nemmeno abbiamo il tempo di capire perché abbia fatto quella affermazione strana, che imboccato un viottolo, all’improvviso ci si para davanti all’auto un ragazzino appena adolescente che di fatto obbliga Giovanni a fermarsi bruscamente. Il ragazzino paffutello sta lì in piedi, immobile, a gambe divaricate e braccia incrociate, canticchia una canzoncina, e non dice altro…
20 SETTEMBRE 2016 Santa Susanna, S. Candida, S. Filippo, Santa Fausta, S. Giancarlo, S. Eustachio.
… Giovanni ci invita a non dire e fare nulla, lo scugnizzo dopo qualche minuto di sguardi alla targa dell’auto e ai nostri visi nell’abitacolo, si avvicina al finestrino abbassato e ancora non dice nulla mentre Giovanni, invece spiega chi siamo e da dove veniamo, e perché ci troviamo lì.
A questo punto sempre senza parlare il ragazzino si scosta come a dire, passate pure, e noi si proseguì.
Proseguimmo tra quelle viuzze piene di vita, che nella loro semplicità sembrano casette di cartone poste vicino alla capanna di Betlemme, e invece che i pastori, vi si trova uno sciamare di gente che scorrazza allegramente e rumorosamente in sella ai loro scooter, ma non con a bordo uno o due passeggeri rigorosamente senza casco, no, tre passeggeri, perché stiamo entrando nel famoso quartiere Forcella.
Raggiungiamo l’agognata pizzeria, un macelleria degli anni sessanta in disuso, locali semi piastrellati da quei dieci x dieci bianchi e in un angolo il forno rigorosamente a legna… mangiammo una strepitosa, calda, fragrante pizza che così non si era mai gustato in vita nostra, caffè, stupore e la sera finì.
Il giorno appresso, io Susy e Piero destinazione “fabbrica” di borse.
Per strada, sul lungomare potemmo ammirare Castel dell’ Ovo un magnifico maniero che sta a guardia dello stupendo golfo di Napoli, poi via dentro vicoli stretti e gradinate di marmo convesso dal calpestio di mille anni, esercenti che allegramente e chiassosamente invitavano ad acquistare la loro merce, e noi che intanto si camminava nella piazza antistante il teatro S. Carlo dove Totò calcava le scene insieme all’indimenticabile Eduardo e Peppino De Filippo suoi incomparabili compagni di scena. Piazza del Plebiscito che percorrendola bendati, ci si ritrovava sempre a destra, mai al centro, come salire sulla torre di Pisa dove fare i gradini, è sempre un appoggiarsi di spalla alla parete… e arrivammo dove si doveva, acquistammo borse e valigie sorvegliati a vista da alcune persone.
Che come inizia tutto finisce, come la nostra breve vacanza lavoro in quella splendida città, che poco prima di ripartire, all’uscita dell’albergo, di nuovo si ripresenta Antonio, “ò presidente du’ quartiere”, con in mano un pacchettino contenente due grosse paste, una per me e una per Susy, e con un gran sorriso auspica in un nostro gradito ritorno.
Raccogliere l’invito fu un gran piacere, Napoli è una delle più belle città del mondo, trovandoti nel suo cuore, non si fatica a credere che ogni anno in questo giorno si sciolga la reliquia del sangue di S. Gennaro davanti allo sguardo di migliaia di fedeli.
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21 SETTEMBRE 2020 S. Matteo, Santa Bernarda, S. Giona.
Settembre è il mese più sillabato dei suoi altri undici ‘fratelli’ dell’anno forse perché è il nono mese e apposta ha nove sillabe che compongono il suo nome… che non significa nulla per importanza, ma lo stesso ognuno che nasce in questo mese ha un motivo in più per renderlo speciale.
Oggi è il mio compleanno una meta che non m’ero prefisso, sapevo arrivasse come arriveranno anche altri anni che al cielo piacendo ancora verranno, ma il tempo è passato tanto in fretta che mi sembra ancora di sentire il sapore delle mie adolescenti primavere… è passato velocemente che ancora sento il profumo di un tempo che di remoto ha solo il ricordo.
Mi pare ancora di sentire le labbra morbide che sfiorai con il bacio che diedi al mio primo amore… sento ancora ‘profumo’ di spiagge di belle vacanze d’estate al mare con la sabbia sotto i piedi, così che se chiudo gli occhi per un istante sento il crepitio di foglie secche calpestate dai miei passi in un bosco d’inverno come stessi camminando in un sentiero.
Mi sembra di sentire ancora le grida del babbo che rincasando la sera dopo una dura giornata di lavoro, mi rimproverava per una qualche sciocchezza che puntualmente quotidianamente combinavo.
Mi immagino ancora di vedere la mamma che da bambino mi rimboccava le pesanti coperte fin sotto il naso e ancora la rivedo che quando c’era un qualcosa di buono in tavola da mangiare, a suo dire aveva sempre dolore di pancia e non aveva appetito… per darlo ai figli… per darlo a me, perciò anche in questo giorno che si sta spegnendo insieme ad un altro anno che se n’è andato, il mio primo pensiero in questo giorno è per Lei, mamma Marianna che ringrazierò sempre di avermi messo al mondo per poter festeggiare questo mio nuovo ………. esimo anniversario di nascita, la ringrazierò sempre per avermi lasciato erede della capacità di sognare che è quello che mi fa sentire di non invecchiare mai così che ogni anno il primo giorno d’autunno sento il piacere di festeggiarlo come il più bello dei giorni.
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22 SETTEMBRE 2017. S. Maurizio, S. Ignazio da Santhià, S. Silvano, S. Tazio.
Vorrei rinascere tra di voi, ma non qui.
Ho voglia ancora di sentire il calore sulla mia pelle di quel sole che fa maturo il peperoncino di Calabria e segna rughe di duro lavoro sul volto dei marinai.
Ho voglia di rivivere l’emozione di un appuntamento per avere la sensazione di nodo alla gola pochi istanti prima che lei arrivasse… e non vedevo l’ora che scoccasse il primo bacio.
Ho voglia di sentire in bocca il gusto di un buon liquore di malto e torba, vestito con i colori accesi di un kilt, vedere lo scuro dei fiumi che accarezzano i castelli e sentire in faccia il vento freddo della Scozia.
Ho voglia di andare in Romania per una volta ancora in quel paese che sa di vecchio e di cose passate, con gente che non ha più un’identità se non per gli altri che l’hanno etichettato come meta turistica… che vorrebbe ricostruirsi ma non sa come fare.
Ho voglia di farmi ancora male al cuore, con quella che non voleva essere la donna che io invece immaginavo invecchiare con me, magari per poi scoprire, dopo aver tanto sofferto, che non era quel grande amore che credevo fosse.
Mi dissero di abbracciare un ‘credo’ ma lo fecero con poca ‘vera’ convinzione e per grazia sono diventato autodidatta autoproclamandomi amico di Gesù, e nel frattempo mi si sono bucate le mutande…
23 SETTEMBRE 2021. S. Pio da Pietralcina, S. Libero, Santa Lina, S. Lino, Santa Rebecca, Santa Tecla.
… Ho voglia ancora di bere vodka come fosse acqua minerale tanto fa freddo nella gelida Mosca. Rivedermi con quella gente ostile come la sua gelida terra che nessun nemico ha mai lasciato la invadesse, e a nessun amico ha mai permesso che l’amasse.
Non ho più bisogno di questo mondo, non ho più voglia di viverci dentro… è tanto bello da guardare ma non ci si deve entrare perché rischierei di portare un cappello in testa tanto piccolo che alla prima folata di vento se lo porterebbe via.
Ho voglia ancora sentire i sapori di casa mia in primavera, le lumache stracotte e quasi bruciate che cucinava la mia mamma accompagnandole con erbette o cicoria appena colte nel prato.
Ho voglia ancora di litigare con mio padre e fare pace mentre lui gioca al biliardo e io lo guardavo bevendo spuma nera.
Sembrava di averlo in mano questo mondo quando portavo il vestito della prima comunione che mi andava perfetto… e dopo mille anni sono rimasto con gli stessi calzoncini corti e la cravatta con l’elastico
Ho voglia ancora di una corsa in moto tra quelle splendide vallate pulite della Svizzera, come gli ingranaggi dei suoi inutili e precisi orologi.
Ho voglia ancora di quelle crociere in nave di plastica e lampadine che ti fanno sentire chi non sei, mangiando cose che non sai, vedere trenta posti di paesi diversi, usi e costumi che si dimenticano pochi giorni dopo, ma vorrei lo stesso.
Non ho voglia di restare… non so più che vestiti indossare.
Ho voglia di partire, io e te, senza chiedere e dire nulla nessuno.
Ho voglia ancora di tutto ma non voglio più niente da questo mondo.
24 SETTEMBRE 2017 S. Pacifico, Santa Amata, Santa Mercedes
È un altra volta la fine di un estate come cento altre scorse che sembra di parlare ad un passato remoto da non averne memoria. Noi giovanissimi maschietti ci si preparava con la maglietta migliore, i jeans puliti di fresco, strappati in ogni dove, cinturone con fibbia in bronzo e Clark ai piedi o stivali a punta che per la morte del piede il risultato estetico risultava ancora più efficace.
Giunta la sera una doccia e un pizzico di profumo che durava il tempo necessario delle prime ore, e dopo un paio di “negroni” e un Campari con il bianco, aveva inizio il frutto delle più sfrenate fantasie di un ambizioso spavaldo ventenne con voglia d’avventura, voglia di provare il brivido nuovo di una conquista, voglia di vedere negli occhi di una persona, un nuovo stare in due.
Ora per quelli della mia generazione i tempi son cambiati, ne in bene ne in peggio… semplicemente si ha voglia di altre cose.
L’età la si conta insieme alle rughe del viso e delle mani che mal permettono sentimentalismi nuovi, occorre consolidare ciò che si ha nel cuore e fare più spazio alla persona che lo sta occupando…
Questo Ilaria e Gigi lo sanno bene… loro ci tengono a tenere vivi i quasi vent’anni d’età che li separano e non è facile contenere l’ardore e l’impeto di una più giovane sposa, così ogni cosa potesse servire, Gigi la faceva per raggiungere lo scopo agognato… essere Amato.
Che l’Amore è il più potente dei collanti e così i “due” fecero esperienze nuove… come entrare in un negozio a luci rosse paonazzi di giusto imbarazzo a comprare accessori.
Ilaria in certi “particolari momenti” non disdegna di farsi trovare in déshabillé per il suo uomo, come quella volta che agghindata come una ‘sciantosa’ si presentò uscendo dal bagno con un gomito appoggiato all’uscio in una veste rossa che a malapena lasciava spazio a fraintendimenti perché sotto la veste… niente.
Gigi che forse stanco di aspettare la sua musa si era appisolato e svegliatosi di soprassalto reagì d’impatto dicendogli di spogliarsi e venire a letto… per dormire… perché Ilaria più che una sciantosa le sembrava un toreador in gonnella.
Un tentativo innocente per tener saldo un rapporto amoroso, si fa questo e altro per Amore…
Sarebbe bello dire ti Amo alla persona a cui l’hai detto la prima volta in jeans strappati e maglietta sdrucita quando ti spruzzavi un poco di profumo prima di uscire… Sarebbe bello succedesse non si scollasse mai un Amore… anche a costo di entrare in un sexy shop per poi passeggiare ancora su quei viali di Jesolo mano nella mano come due ragazzini innamorati sapendo che il solo provare è indice di sicuro cammino verso un vero e saldo Amore.
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25 SETTEMBRE 2020 ARA S. Firmino, Santa Aurelia
26 SETTEMBRE 2014. Santa Cosma, S. Eusebio, S. Cosimo, S. Damiano.
Ovviamente non tutti possiamo essere Toula e Tuomar e tantomeno vivere in Mongolia, ma un angolo di mondo per capire quale è la giusta via da seguire per sentirci bene con niente che alla fine è tutto, esiste per ognuna persona… nello spazio dei nostri pensieri la Tundra e lì che ci aspetta… perché le renne come le mucche vanno munte ogni giorno.
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28 SETTEMBRE 2018 S. Venceslao, S. Amalio,
Un bucaneve è sbocciato ai piedi di un monte senza alberi tutto nudo che erutta luce di lava multicolore e la espande come fosse un alba boreale.
Un vulcano che indossa pantaloni neri e una camicia a fiori che si sta specchiando nello spazio e nel mentre sbuffa il fumo di un sigaro, la luce emanata dalle viscere della terra sembra ferire con un colpo di spada il blu della notte che, arrendevole, lascia illuminare uno spicchio di cielo come fosse un’alba, giorno e tramonto insieme.
Sono tanti i pensieri e ricordi che frullano per la testa dopo aver visto eruttare un vulcano, e tutti vengono rincorsi nella speranza di catturarli e farli prigionieri ma con il passare del tempo però, diventa sempre più difficile e rimangono a ‘galla’ i più belli, quelli brutti vengono trasformati in fotografie, abbandonate in una piega della memoria che impasta menzogne e verità in un’alchimia di siero delle streghe, un destino cucito sulla pelle così da raggiungere il più in fretta il cuore della gente in continua ricerca di cose nuove per non essere annoiati di ieri, ansiosi del presente e sognatori del domani.
“Achille, mi è caduta di nuovo la palla nel suo cortile”… Un melograno matura in autunno, non è avventuroso ma cauto, ha più sete d’avventura il timido bucaneve che nasce ai piedi di un vulcano.
“Achille, signor Achille” grida un ragazzino verso me… “mi scusi, è caduta di nuovo la palla nel suo cortile…” e improvvisamente mi risveglio dal dolce torpore che aveva invaso i miei occhi nel vedere la luce sprigionata da quell’immaginario vulcano che feriva la notte con ‘sessanta’ fasci luminosi, come i miei ‘sessanta’ amori, come le mie ‘sessanta’ delusioni, come i ‘sessanta’ anni vissuti con voi fra gioie e dolori.
Devo fare ancora molte cose a Dio. piacendo, e fra le tante non mi darò pace finché non diverrò un bucaneve.
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29 SETTEMBRE 2020 S. Alarico, S. Michele, S. Gabriele, S. Raffaele
Scrivere anche se non succede niente.
Ma qualcosa succederà.
Verremo perdonati vedrai.
Senza bandiere o bande di musicanti.
Eccoci, due vecchi pazzi che corrono o sorridono.
Solo per essere giudicati anche quando i fuochi si sono spenti.
Giudichiamo l’esperienza del gioco della vita o del dolore.
Noi torniamo sempre in due e vicini al cielo.
Per dimenticare quello che abbiamo e il niente che ci rimane.
Una carezza o illusione ce la possiamo sempre dare.
Balliamo perché le carte lo permettono.
La terra farà il resto. Ma domani!
Adesso voglio continuare a vivere!
Scrivere, vederti.
Eccoci, due vecchi pazzi che corrono o sorridono.
Solo per essere giudicati anche quando i fuochi si sono spenti.
Tutto andrà bene vedrai.
Ma solo se restiamo due amici che scrivono parole che sapranno riaccendere il fuoco vivace dell’amore fraterno.
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30 SETTEMBRE. 2021. S. Dino, S. Girolamo, Santa Rachele, Santa Sonia, Santa Sofia.
Certamente Settembre anche quest’anno, non è stato un mese qualunque, lidi sconosciuti e spiagge vergini hanno adornato le conquiste del veliero che non si è mai arenato.