LA VITA DI OGNUNO.
Questa sera mi ha chiamato al telefono un mio giovane amico, un giovanissimo amico.
Tanto giovane che stupisce come possa già avere cognizione della sua ‘arte’… è un aspirante regista che per diventarlo a pieno titolo ha solo bisogno di inviare uno dei suoi cortometraggi ad una qualche casa cinematografica.
È molto bravo Andrea, è un talento naturale… che io chiamo ‘Dono di Dio.’
Mi telefona e si inizia con il parlare del testo e del contesto del film a maniche corte che sta girando, con anche la mia immeritevole partecipazione nella parte di attore autobiografico.
Che già è bello a più di sessant’anni sentirsi ‘considerato’ da un Qualcuno, se poi questa persona non arriva ai “20”, allora è un tripudio di belle sensazioni.
Sono le otto di sera… parliamo, domande e risposte reciproche, ogni tanto si decide di inviarci immagini fotografate di ciò che si vuol dire di quell’oggetto o di quel tipo di abbigliamento.
Ogni qual tanto Andrea interviene con un messaggio vocale, io controllo la voce con qualche leggero colpo di tosse, e se è ancora “buona” dopo caffè con grappa rispondo a mia volta con un messaggio vocale, ma se i fumi dell’alcool accompagnati da una sigaretta non consentono la voce di esprimersi al meglio, faccio il ‘figo’ e rispondo con un messaggio scritto e andiamo avanti per un bel pezzo.
Conoscendo quel ragazzo, son convinto che dopo la nostra mezz’ora di ‘chiacchierata’ tra video e messaggi vari, spenderà ancora molto tempo prima di addormentarsi, non basterà un film di Olmi o di Visconti a sedare la sua sete di sapere sul cinema… la sua passione, la sua Arte che riunisce la fotografia con il suono, i ‘tempi’, ritmi, con lo sguardo sempre vigile a ogni piccolo dettaglio, e cosa più importante di tutto, saper dire all’attore cosa è come deve dire una battuta, correggendogli il volto con smorfie o pieghe di piacere o di diniego sulla pelle, sulle labbra, nello sguardo… anche le sopracciglia contano come si pongano… bisogna si conosca il cuore delle persone per fare tutto questo, e di nuovo tanto stupore che sia fatto da un diciottenne.
Finisce la telefonata video sms tra me e Endryu come amorevolmente chiamo il mio giovane amico, che non è altro che una ignorante interpretazione “ingletizzata” dal mio sciocco cervello che ama sempre scherzare… e che per grazia fa, non reggerei le brutture di una vita senza barcollare.
Allora esco sul balcone armato di sigaretta rollata con filtro di cartone… una ‘bomba’ che mi esplode dentro attraverso i polmoni e mi sconquassa i pensieri cercando di disorientarmi, ma io, che mi sono abituato a questo sballo dei sensi… li raggruppo tutti e li piego al mio volere che tende a pensieri soavi e ‘leggeri’ come l’aria.
E penso a quel ragazzo, Andrea… ha diciotto anni e si arrovella in mille perché sulla scena da girare fino a notte tarda.
Io alla sua età ero fidanzato, ai miei tempi ci si vedeva con la ‘bella’ quattro volte la settimana alla stessa ora, martedì e giovedì dalle “20e30” a due ore dopo, sabato a pranzo e la sera si usciva dalle “8e30” alla “1na meno un quarto”, di solito era una pasticceria o una pizzeria e il resto in “camporella”… in auto in un posto appartato a pomiciare… che altro non accadeva.
Magari sul ciglio di un colle guardando le luci dei lampioni a valle che creavano presepi anche d’estate… erano salvagenti dei nostri timidi e imbarazzanti momenti del nostro tacere.
Tante altre volte ci sono stati silenzi da rompere con il piacere dello sguardo, quando si brama l’amore si vede senza vedere.
Forse rimasugli di nobiltà e rettitudine ormai fuori moda, ma era l’epoca in cui ancora le ragazze volevano arrivare vergini all’altare, o almeno la mia fidanzata era una di questi dinosauri di sana onestà.
Martedì, giovedì, sabato e domenica facoltativa, dipendeva che si fosse andati nei boschi con i cani il mattino o al bar in paese per l’aperitivo… ‘se nei boschi” niente “timbrata” di domenica sera, ‘se al bar”… ci si vedeva la sera per un bel ’Via col Vento’ o ‘Dottor Zhivago’, che per pietà, dopo aver piegato per più volte il capo sbattendo il mento contro me stesso, venivo dispensato dal doverlo guardare fino alla fine perché Morfeo mi si disegnava in faccia… o era quello che volevo si vedesse.
Quindi, o ero libero di domenica sera, o ero ‘libero’ comunque alle ‘22’ di un altra domenica.
Perfetto in ogni caso perché era a quell’ora che mi risvegliavo per incanto dopo aver dato l’ultimo bacio sulle scale alla mia fidanzata… che al tempo “ragazza” “suonava male”, salivo in auto e a tutta birra andavo a casa di un mio amico.
I suoi genitori non c’erano, erano alla casa al mare, noi si era a casa loro al nord… io, l’amico e la sorella.
Bella la sorella del mio amico, alta quanto basta, capelli riccioli e folti color di un bosco in autunno, occhi scuri come quelli di mamma che hanno preso il sole al lontano sud della nostra penisola.
Bella la sorella del mio amico, soda come un uovo ben cotto uguale come la pasta al dente, nemmeno ricordo perché abbiamo iniziato il rituale di queste folli notti domenicali… ricordo Invece che dopo aver scambiato quattro parole con l’amico, poco prima della mezzanotte preparavo un paio di bicchieri di Martini bianco con una fetta di limone per ognuno, salutavo l’amico e andavo in camera da letto dai genitori dei fratelli, e con i bicchieri colmi appoggiati al comodino, aspettavo con ansia sentire la chiave nella toppa della porta d’ingresso che girava per aprirsi… era la sorella del mio amico che tornava dopo la serata trascorsa con il suo fidanzato.
Inutile ora scendere in dettagli tanto ‘giovanili’ dal farmi arrossire, era un gioco in cui ognuno dei due partecipanti era fidanzato e per giustificare le nostre manchevolezze inventammo il bel gioco di imparare l’uno dall’altra come si facesse l’amore… forse voleva andare vergine all’altare anche il fidanzato della sorella del mio amico, così pretesto raggiunto.
Andrea non ha tempo per queste cose pensai risvegliato dall’aria gelida che mi arrivava da sotto la giacca a vento che indossavo sul balcone dove stavo fumando.
Era talmente gelida quell’aria che dovevo ragionare in fretta e bene prima di rientrare tra il tepore del casolare che fa si pensare, ma molto più lentamente e spesso ti abbandona a pensieri più frivoli.
Andrea sta pensando al suo futuro, o forse non lo fa per nulla perché ad un ‘piccolo genio’ non si chiederà mai cosa farà del suo futuro, risponderebbe sempre la “cosa” che sta facendo.
Dunque Andrea si sta costruendo i pilastri di una vita di successo… ed io alla sua età avevo appena iniziato a costruire i pilastri della mia disfatta inanellando tante storie nel futuro come quelle con la sorella del mio amico e al mio triplo e anche più di età maggiore di Andrea… il mio ‘risultato finale’ è un vero fiasco.
Ho fatto sprecare e o sprecato del tempo prezioso inseguendo gonnelle senza ci fosse amore, per arrivare a capire che ne bastava “una” purché fosse quella “giusta”… come il mio amore che ho il piacere immenso e l’onore di ‘avere’ adesso.
Andrea sta costruendo se stesso, non spreca tempo, Lui ha già capito che l’Amore non va cercato… arriva da solo o non arriva mai se lo cerchi morbosamente… meglio ‘desideralo’ non ‘volerlo’. Sono contento che un ragazzo così giovane abbia in sé tanta saggezza, vuol dire che siamo in buone mani.
Mi rimane una consolazione, Andrea mi sta ad ascoltare, Andrea gira un cortometraggio sul mio personaggio in uno spezzone di storia da me vissuta che ‘giusta’ o ‘sbagliata’ sia stata che Lui non avrebbe il tempo da vivere… ad ognuno il suo.