Zù, una località lacustre che mi ricorda Luigi, ma la moto aveva già oltrepassato quelle quattro case e quel ristorante albergo a ridosso del lago che a guardarlo non ispirava alcun pensiero, molto bello ma talmente fuori luogo da risultare inquietante… una posizione strana, come dire che un antico maniero scozzese invece che adagiato sul lago del mostro di Lochness, fosse situato sulle spiagge della riviera romagnola.
Mi lasciai alle spalle quel tratto di strada che negli specchietti sembrò di vedere una vecchia pista per carri dei primi coloni americani, quelli dei centomila fucili contro una lancia piumata.
Il paesaggio ora cambia, è di nuovo un susseguirsi di curve che spuntano luminose sui gomiti dei monti che si tuffano nelle acque del lago d’Iseo che in quel punto s’imbrunisce come un improvviso temporale a ciel sereno. L’azzurro delle acque che bagnano Sarnico quando si abbracciano con i confini di Lovere da dove si trovavano le mie due ruote in quel momento, erano diventate di un blu molto intenso, acque di un lago serio, profondo, a volte un po’ cupo, forse l’unica reale connessione con il maniero scozzese.
Le curve son tante, e se da lontano si vedevano chiaramente, percorrendole non se ne vedeva una al di là della sua metà, e non bastasse, di tanto in tanto s’infilavano come aghi storti in una cruna di gallerie scavate nella roccia sul fianco della montagna che portano alla prossima gradita tappa, un grazioso paese arroccato sulle rocce a ridosso del lago, uno dei due paesi in cui riempire il cuore di altre vivide emozioni dimenticare Luigi… un ricordo scuro come le acque del suo lago.